Due educatori ancora attuali
Papa Francesco ha voluto dedicare quest’anno alla figura di San Giuseppe, e anche l’Esortazione apostolica Amoris laetitia che mette al centro la famiglia e il matrimonio non può che prendere come esempio quest’uomo silenzioso.
La caratteristica principale di questo Santo è proprio questa: il silenzio.
Il beato Luigi Monti dichiara più volte che San Giuseppe dovrà ritenersi tra i fondatori della Congregazione dei Figli dell’Immacolata, e ne sarà il protettore. E infatti in ogni casa non può mancare una statua o un’immagine che lo rappresenti.
Ma perché questa particolare devozione? Silenzioso dicevamo… quindi non è possibile che Luigi sia stato colpito da una particolare parola pronunciata dal Santo. Non conosciamo nessuna delle parole che quest’uomo ha pronunciato, eppure ne avrebbe avute parecchie da dire con piena ragione: una donna che gli dice di essere in attesa di un figlio che però non è il suo, un angelo che gli appare più volte in sogno togliendogli di volta in volta ogni dubbio, un figlio che non è il suo che si lamenta di esser stato sgridato perché deve fare cose più importanti per il vero Padre…
Eppure… solo silenzio… nemmeno una parola… e allora cosa avrà colpito Luigi?
Sappiamo che Giuseppe di mestiere era falegname ma forse era molto di più. Egli accoglie un figlio non suo; sua moglie gli avrà senz’altro confidato che questo figlio, non suo, un giorno se ne andrà ma nel frattempo dovrà proteggerlo e aiutarlo a crescere nelle difficoltà, custodirlo come pupilla dei suoi occhi, trattarlo come figlio….
Forse il giovane Luigi ha riconosciuto in San Giuseppe la figura dell’educatore da prendere come esempio: silenzioso, occhi e cuore aperti, che riconosce il bisogno e i capricci ma soprattutto ciò che il figlio, che non è il suo, ha da dire con i propri gesti che divengono bisogni che solo l’amore può riempire.
San Giuseppe/educatore semina, non vedrà i frutti, non spetterà a lui raccoglierli, il suo compito è togliere le erbacce che stanno intorno alla pianta che pian piano cresce, annaffiarla e proteggerla dal freddo, dalla pioggia e della grandine. La pianta dovrà innalzarsi verso il Cielo, divenire alta e robusta…. Crescere in età, sapienza e grazia.
Fa strano pensare come, nel Vangelo, all’improvviso quest’uomo scompaia così come è arrivato: senza una parola. Anche l’educatore per Luigi deve essere così: un figlio, che non è il suo, compare improvvisamente nella sua vita, lo accoglie e lo custodisce trattandolo come figlio sapendo in anticipo che un giorno se ne andrà. Non è suo figlio e non lo sarà mai, non si sostituirà ai genitori ma lo tratterà semplicemente come figlio.
Come è possibile che non ci sia arrivata alcuna parola di Giuseppe? Facciamo fatica ad immaginare che non abbia avuto rimproveri per Gesù che, come un normale bambino, avrà senz’altro avuto momenti…. da bambino. Facciamo fatica ad immaginare che non abbia insegnato nulla a Gesù adolescente nella sua bottega di falegname. Certamente, Giuseppe avrà immaginato che, un giorno, quel figlio non suo avrebbe preso il posto vacante lasciato libero dal padre. Il lavoro lo avrebbe aiutato a sostenersi e mantenere la famiglia che avrebbe a sua volta formato.
Forse Luigi comprende molto di più ed è per questo che oltre a dare l’amore di cui necessitano i suoi orfanelli sceglie di formarli nel lavoro, per dar loro una dignità e li forma alla vita custodendoli.
La figura di Giuseppe diviene pertanto per il beato un esempio, figura di nuova famiglia, figura di “comunità che accoglie” figli non suoi, figura di colui che dà un presente ma anche un futuro.
Giuseppe e Luigi camminano l’uno accanto all’altro.
Giuseppe e Luigi: la coppia educativa che dovremmo poter rivedere ogni giorno nella figura dell’educatore del nostro tempo.